Un caloroso saluto a questo splendido popolo della vita.
Mi chiamo Giuditta, ho 37 anni e sono qui per raccontare la storia di mio figlio Gregorio.
Una storia a lieto fine, nonostante quello che i nemici della vita umana possano dire, nonostante mio figlio Gregorio oggi non sia qui con noi, ma la sua storia testimonia che un’alternativa vera all’aborto c’è sempre! C’è anche quando con tono pietistico l’aborto viene definito “interruzione volontaria di gravidanza a fini terapeutici”. C’è anche quando la sofferenza, la malattia e il dolore ti confondono e molti ti accusano di egoismo.
Sono madre di 6 figli. Nel 2013 sono rimasta incinta del mio terzo figlio, desiderato come ognuno dei figli che Dio ha donato a mio marito e me, desiderati e accolti ancor di più perché eravamo stati dichiarati “infertili” nei primi anni di matrimonio.
La gravidanza iniziò bene, ma dopo il primo trimestre cominciarono a manifestarsi alcuni problemi che facevano pensare ad una patologia grave…”è ancora in tempo per abortire, signora”… questo l’eco ripetuto più volte da molti; ma una voce più chiara e più forte parlava al nostro cuore e alla nostra mente: “Accoglienza! Accoglienza ad ogni costo! perché la vita è un dono e un valore in qualsiasi circostanza, nonostante la malattia e a volte la brevità della sua durata. Tu sei la sua mamma, fa che il tuo grembo sia la sua culla, non la sua tomba.”
La Fede, le nostre famiglie e gli apostoli dell’accompagnamento della vita sofferente, il Prof. Giuseppe Noia e i suoi collaboratori, ci sostennero e ci affiancarono.
All’incirca alla 20° settimana di gravidanza arrivò la diagnosi: agenesia renale bilaterale: il nostro bambino non aveva i reni, non si erano formati. Non c’era liquido amniotico, il bimbo non poteva berlo e i suoi polmoni non si svilupparono. Non sarebbe stato possibile per lui respirare e vivere fuori dal mio grembo.
Incompatibilità con la vita extrauterina ma compatibilità con la breve ma intensa vita che gli veniva concessa non ricorrendo all’aborto. Abbiamo scelto per quella breve e delicata esistenza, l’amore, la cura, l’accompagnamento e la dignità.
Il dolore è stato ed è grande ma grande è la certezza che una madre non può fare nulla di più meritorio e sacro che difendere e custodire la creatura che ha in grembo, soprattutto quando è sofferente. Mentre le mie amiche e mia cognata aspettavano come me i loro bambini e preparavano per loro la carrozzina e tutto quello che serviva ad accoglierli, mio marito ed io sceglievamo per nostro figlio una piccola bara bianca, preparavamo il suo Battesimo e la liturgia per il suo funerale. Ci occupavamo di lui, avevamo cura di lui. Macabro? No! Giusto, buono e pieno di senso! Scegliere la vita è la scelta di cui mai e poi mai ti pentirai, che non porta rimorsi di coscienza e sensi di colpa, che porta sì dolore, ma dolore che dà senso alla vita, ma soprattutto porta la pace e la serenità di sapere di aver fatto tutto e il meglio per quel bambino che per un breve tempo ti è stato affidato. Una pace che non scambierei con nulla al mondo.
I figli, siano essi ancora nel nostro grembo o che abbiano visto la luce della vita, sono un dono di Dio, sono altro da noi e dobbiamo loro ogni rispetto, ogni cura e ogni diritto che dobbiamo a qualunque essere umano che Dio ha messo su questa terra. Non siamo noi a poter scegliere per loro e questa consapevolezza è quello che vorrei risvegliare nelle coscienze dei giovani di oggi, ingannati e disillusi sul senso della vita e sul suo valore da questa dilagante cultura di morte nella quale sono immersi. L’aborto non è indolore! Per spegnere un cuoricino che batte serve violenza e sangue freddo, come quelli di un sicario, e questo non è privo di conseguenze non solo sulla vittima, ma anche su chi lo vive. La vita invece non ti rimprovera mai di avergli dato una chance. Sarà dura? Sarà difficile? Probabilmente sì, ma ogni cosa che abbia veramente valore lo é. E cos’ha più valore della vita umana innocente? Voglio dire coraggio alle mamme che hanno gravidanze difficili, per malattia, solitudine, mancanza di sostanze o di affetti.
Non siete sole! Non siate voi stesse le artefici del vostro dolore, ma lasciate che la vita nascente possa compiere la missione per la quale è stata mandata, sia essa breve, difficile o dolorosa, ma mai e poi mai priva di senso.
Nostro figlio è nato il 26 Agosto 2014, ha vissuto 40 minuti ed è passato da questa vita al Cielo nelle braccia grandi e rassicuranti del suo papà, dopo aver conosciuto i suoi fratellini e i suoi parenti ed aver ricevuto il Battesimo che tanto desideravamo per lui. Ogni giorno penso a lui e immagino come sarebbe: è naturale che sia cosi’, ma il mio cuore è in pace, non è un pensiero che mi strugge, ma mi ricorda di aver fatto la scelta giusta: scegliere la vita!